Federico II: l'illuminazione dei siti archeologici

Illuminare i siti archeologici, valorizzare attraverso la luce le meraviglie delle città antiche.

Ieri ho espresso agli studenti dell’università di Napoli il mio punto di vista sull’illuminazione degli scavi: un’impresa complessa ed emozionante che ha poco a che fare con le installazioni spettacolari e gli effetti speciali a cui ci stanno abituando.

È importante che un progettista sappia confrontarsi, rispettare l’identità del luogo in cui è chiamato ad operare. Rivelare, evidenziare, certo.

Ma per emozionare il visitatore, aiutarlo ad ascoltare la storia che le pietre dissepolte sanno raccontare serve molto, molto meno.

Perché le pietre parlano, e senza bisogno di artifici ti attirano e ti incantano come sirene, disposte a svelarti il segreto di quell’ammasso di blocchi calcarei, quelle teorie di archi e di pilastri, quei labirinti di caverne sventrate…devi solo saperle ascoltare.

È nella quiete della notte, sotto la luce della luna, che la loro voce si sente con maggiore chiarezza. Il silenzio, l’ombra che dialoga con una luce lieve, morbida, leggera, sono elementi essenziali. La luce artificiale non può spezzare questa armonia!

Solo nel silenzio e nella luce giusta le pietre liberano il loro spirito, è solo in quel caso che l’uomo riesce a sentirle.

 

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